venerdì 23 dicembre 2011

Antoine de Saint Exupéry, Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.

Scopro con malinconia che il mio egoismo non è poi così grande,
visto che ho dato ad altri il potere di farmi soffrire.
Antoine de Saint-Exupéry


"La conoscenza non è il possesso della verità ma di un linguaggio coerente."
Antoine de Saint-Exupéry, Taccuini, 1935/40 (postumi, 1953/75)


-Dove sono gli uomini? - riprese dopo un po’ il piccolo principe. - Si è un po’ soli nel deserto…
-Si è soli anche con gli uomini - disse il serpente.
Antoine de Saint-Exupéry


Ho scoperto una grande verità: e cioè che gli uomini abitano e che il senso delle cose muta secondo il significato della casa… L'uomo non è un bestiame da ingrasso e l'amore per lui conta più dell'uso. Non puoi amare una casa che non ha un volto e nella quale i passi non hanno alcun senso.
Antoine de Saint-Exupéry


Mio padre rispose loro: “Creare, forse significa sbagliare quel passo nella danza. Significa dare di traverso quel colpo di scalpello nella pietra. Poco importa il fine di un’azione. Questo sforzo ti sembra sterile perché sei cieco e guardi troppo da vicino. Ma allontanati un po’[...] Il grande scultore nasce dal terriccio composto di cattivi scultori. Essi gli servono da scala e lo innalzano. La bella danza nasce dalla passione per la danza. E questa passione per la danza richiede che tutti danzino – anche quelli che danzano male – altrimenti non c’è passione, ma solo accademia pietrificata e spettacolo senza significato”.
Antoine de Saint-Exupèry, da Cittadella


Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza
Antoine de Saint Exupéry


La terra ci fornisce, sul nostro conto, più insegnamenti di tutti i libri. Perché ci oppone resistenza. Misurandosi con l'ostacolo l'uomo scopre se stesso. Ma per riuscirci gli occorre uno strumento. Gli occorre una pialla, o un aratro. Il contadino, nell'arare, strappa a poco a poco alcuni segreti alla natura, e la verità ch'egli trae è universale. Non diversamente l'aeroplano, strumento delle vie aeree, coinvolge l'uomo in tutti gli antichi problemi.
Antoine de Saint Exupéry. La Terra degli Uomini


Se vuoi costruire una nave, non richiamare prima di tutto gente che procuri legna, che prepari gli attrezzi, non distribuire compiti, non organizzare il lavoro. Prima, invece, sveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Antoine De Saint Exupéry



Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi.
Antoine de Saint-Exupèry


Amore non è guardarci l'un l'altro, ma guardare insieme nella stessa direzione
Antoine de Saint Exupéry


Gli adulti non capiscono mai niente da soli, ed è una noia che i bambini siano sempre costretti a spiegar loro le cose
Antoine de Saint-Exupéry


Fai della tua vita un sogno,e di un sogno la realtà.
Antoine de Saint Exupery



Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.
Ma se tu mi addomestichi tu sarai per me unico al mondo. 
Antoine de Saint-Exupéry; Il piccolo principe

"Cosa vuol dire addomesticare?" disse il principe. "E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare legami..." disse la Volpe. "creare dei legami?" Certo" disse la volpe, "tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me,. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altra. Tu sarai per me unico al mondo, io sarò per te unica al mondo... "Comincio a capire" disse il piccolo principe. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... " La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: "Per favore... addomesticami", disse. "Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe. "Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino... "
Da "Il piccolo principe" di Antoine de Saint Exupery


«Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano
dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti
di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico,
addomesticami!»
«Che bisogna fare?», domandò il piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe. «In principio tu ti
siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la
coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di
malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…»
Il piccolo principe ritornò l’indomani.
«Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora», disse la volpe. «Se tu
vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò
a essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.
Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi;
scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io
non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti.»
«Che cos’è un rito?», disse il piccolo principe.
«Anche questa è una cosa da tempo dimenticata», disse la volpe. «È
quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre
ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano
con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso!
Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un
giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai
vacanza.»
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l’ora della
partenza fu vicina:
«Ah!», disse la volpe, «… piangerò.»
Antoine de Saint Exupery, "Il piccolo principe".

..."addio", disse la volpe, "ecco il mio segreto. 
E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. 
L'essenziale è invisibile agli occhi."
Antoine de Saint-Exupery

‎L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo. "È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante". "È il tempo che ho perduto per la mia rosa... " sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... 
Antoine de Saint Exupéry. Il piccolo principe


Gli uomini coltivano 5000 rose nello stesso giardino... e non trovano quello che cercano...
e tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po' d'acqua.
Ma gli occhi sono ciechi. 
Bisogna cercare col cuore!
Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe


È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.
Antoine de Saint-Exupéry


Voi siete belle ma siete vuote, disse ancora. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli,ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa
Antoine de Saint-Exupéry


È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. 
È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un’altra opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c’è un nuovo inizio.
Antoine de Saint-Exupery. Il piccolo principe


«Il piccolo principe assisteva allo schiudersi di un enorme bocciolo e sentiva che ne sarebbe venuta un'apparizione miracolosa, ma la corolla indugiava, e si faceva bella, chiusa nella sua camera verde. Con cura sceglieva i colori. Si vestiva piano, accomodando i petali a uno a uno. Non voleva uscire tutta stropicciata come fanno i papaveri. Voleva mostrarsi solo nel pieno fulgore della propria bellezza. Eh, sì! Era molto vanitosa. La sua segreta toilette era durata giorni e giorni. Ed ecco che una mattina, con il sorgere del sole, era apparsa una rosa.»
Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe


«Ciò che rende bello il deserto, disse il piccolo principe, è che da qualche parte nasconde un pozzo».
Antoine de Saint-Exupéry, “Il piccolo principe”


‎I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?" Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?" 
Allora soltanto credono di conoscerlo.
Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe


La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me, è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro, allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... Disse la volpe: ecco il mio segreto. È molto semplice: 
Non Vedo Bene Che Col Cuore. L'Essenziale è Invisibile Agli Occhi 
Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe


"Hanno tutti fretta", disse il piccolo principe. "Che cosa cercano"
"Lo stesso macchinista lo ignora", disse il controllore.
Un secondo rapido illuminato sfrecciò nel senso opposto.
"Ritornano di già?" domandò il piccolo principe.
"Non sono gli stessi", disse il controllore.
"È uno scambio".
"Non erano contenti là dove stavano?"
"Non si è mai contenti dove si sta", disse il controllore".
Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe


 "Solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Quelli si, che sono fortunati", disse il controllore.


Ma mi risposero: "Spaventare? Perchè mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?".
Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante.
Affinché vedessero chiaramente che cos'era, disegnai l'interno del boa.
Bisogna sempre sipegargliele le cose, ai grandi. Il mio disegno numero due si presentava così:.....................
Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe


“Buon giorno”, disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
“Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe.
“È una grossa economia di tempo”, disse il mercante.
“Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatré minuti la settimana”.
“E che cosa se ne fa di questi cinquantatré minuti?”
“Se ne fa quel che si vuole.”
“Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana.
Antoine de Saint-Exupéry, “ Il piccolo principe”


Fiabe Per Adulti Di Cuore con Loredana Pujia
16. IL PIANETA INCALCOLABILE DEL SIGNORE CALCOLATORE ... 
Il piccolo principe era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.
- "Io non conosco un pianeta su cui c'e' un signor Chermisi. Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: <Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!> e si gonfia di orgoglio. Ma non e' un uomo, e' un fungo!"
- "Che cosa?"
- "Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
- "Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine . Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori. E non e' una cosa seria cercare di capire perche' i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non e' importante la guerra fra le pecore e i fiori?... "

Quanti uomini Chermisi abbondano nel nostro pianeta terra? calcolano come far vivere gli uomini mentre questi muoiono, inventano come rendere facile la vita sulla terra quando la natura soffre di contaminazione umana, calcolano anche la salvezza dell'uomo in un cielo ben preciso dimenticando l'essenza semplice dell'anima umana. Politici, scienziati, capi religiosi, impresari e persino lavoratori padri e madri di famiglia che dedicano tutta la loro vita a CONTARE i fiori e mai a conoscerne uno, solo UNO fino in fondo. Contano macchine, contano storie ed avventure d'amore, contano ristoranti e paesi visitati, contano soldi in banca, contano quanti amici hanno senza poi averne almeno uno vero.. contano, contano e basta, senza sapere mai un risultato finale.



Il 31 luglio del 1944 alle otto e tre quarti, il padre del Piccolo Principe partì per la sua nona e ultima missione con l’obiettivo di sorvolare la regione di Grenoble-Annecy. Il suo P-38 scomparve fra le tredici e le quindici dello stesso giorno al largo della Corsica, inghiottito dal mare che amava.



Non ti chiedo miracoli o visioni, ma la forza di affrontare il quotidiano. Preservami dal timore di poter perdere qualcosa della vita. Non darmi ciò che desidero ma ciò di cui ho bisogno. Insegnami l’arte dei piccoli passi.
Antoine de Saint-Exupery

Un obiettivo senza un piano è solo un desiderio.
Antoine de Saint-Exupéry

"Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla, comprano dai mercati le cose già fatte".
Antoine De Saint-Exupéry

In principio tu ti sederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino...
Antoine de Saint-Exupéry

Un mucchio di pietre smette di essere un mucchio di pietre nel momento in cui una sola persona inizia a contemplarlo e a immaginare, nel proprio intimo, una cattedrale
Antoine de Saint-Exupéry

Se vuoi costruire una barca la prima cosa che occorre non è il legname, né gli attrezzi o gli operai, ma la nostalgia del mare e dei suoi spazi infiniti
Antoine de Saint-Exupéry

"La cosa importante non è tanto che ad ogni bambino debba essere insegnato, quanto che ad ogni bambino debba essere dato il desiderio di imparare".
John Lubbock



L'albero non è innanzitutto un seme, poi un gambo, poi un tronco vivente, e quindi del legname morto.
L'albero è una lenta, durevole forza che tende a vincere il cielo.
Antoine de Saint-Exupéry

È molto più difficile giudicare sé stessi che giudicare gli altri.
Antoine de Saint-Exupéry

15. IL PIANETA INCALCOLABILE DEL SIGNORE CALCOLATORE
 ... Il piccolo principe era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati. - "Io non conosco un pianeta su cui c'e' un signor Chermisi. Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella. Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni. E tutto il giorno ripete come te: <Io sono un uomo serio! Io sono un uomo serio!> e si gonfia di orgoglio. Ma non e' un uomo, e' un fungo!" - "Che cosa?" - "Un fungo!" Il piccolo principe adesso era bianco di collera. - "Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine. Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori. E non e' una cosa seria cercare di capire perché i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente? Non é importante la guerra fra le pecore e i fiori?..." Quanti uomini Chermisi abbondano nel nostro pianeta terra? Calcolano come far vivere gli uomini mentre questi muoiono, inventano come rendere facile la vita sulla terra quando la natura soffre di contaminazione umana, calcolano anche la salvezza dell'uomo in un cielo ben preciso dimenticando l'essenza semplice dell'anima umana. Politici, scienziati, capi religiosi, impresari e persino lavoratori padri e madri di famiglia che dedicano tutta la loro vita a CONTARE i fiori e mai a conoscerne uno, solo UNO fino in fondo. Contano macchine, contano storie ed avventure d'amore, contano ristoranti e paesi visitati, contano soldi in banca, contano quanti amici hanno senza poi averne almeno uno vero.. contano, contano e basta, senza sapere mai un risultato finale.

30. UN RE SENZA SUDDITI
Quello che ci rivela il Piccolo Principe nel pianeta del Re solitario è all'ordine del giorno: maestri senza studenti e studenti senza maestri; Dio senza fedeli e fedeli senza Dio; simpaticoni senza amici e amici senza una vera amicizia. Il mondo dell'illusione: un Re senza sudditi. "Ah! ecco un suddito", esclamò il re appena vide il piccolo principe. E il piccolo principe si domandò: "Come può riconoscermi se non mi ha mai visto?" Non sapeva che per i re il mondo è molto semplificato. Tutti gli uomini sono dei sudditi.




Con Una Lettera
Antoine de Saint-Exupéry al Generale
Luglio 1944

Ho compiuto ora un volo sul P.38. È un bell'apparecchio. Sarei stato felice di riceverlo in dono per i miei vent'anni. Oggi, riconosco con malin­conia che a quarantatré anni, dopo 6.500 ore di volo sotto tutti i cieli del mondo, non so più pro­vare molto piacere in questo gioco.
E' solo, ormai, uno strumento di spo­stamento, e in questo caso, di guerra. Se mi sottopongo alla velocità e alle alte quote ad una età patriarcale per questo me­stiere, è più per adeguarmi alle maledizioni della mia gene­razione che non alla speranza di ritrovare le soddisfazioni di un tempo. Forse è un pensiero malinconico, o forse no. Sbagliavo certo quando avevo vent'anni. Nell'autunno del 1940, di ritorno dall'Africa settentrionale dove ero emigrato col gruppo 2/33, riposta in qualche polverosa rimessa la mia macchina esangue, venni a scoprire il bi­roccino e il cavallo. E con essi l'erba dei sentieri, le greggi e gli oliveti. Quegli oliveti avevano un al­tro compito che quello di battere il tempo dietro i vetri a 130 chilometri all'ora. Si mostravano nel loro ritmo vero, che consiste nel fabbricare lenta­mente le olive. Le pecore non avevano per fine esclusivo di abbassare la media. Ridiventavano vi­ve. Facevano pallottole di sterco genuino e fabbri­cavano lana genuina. Ed anche l'erba aveva un senso, poiché la brucavano.
Mi sono sentito rinascere in quell'angolo unico al mondo dove la polvere è profumata (sono in­giusto, lo è in Grecia come in Provenza). E ho avuto l'impressione di essere stato, tutta la vita, un imbecille.
Tutto questo per spiegarle che questa esi­stenza da gregario nel pieno di una base ameri­cana, l'an­dirivieni tra i monoposto da 600 CV, i pa­sti in piedi, frettolosi, in una costruzione isolata dove ci si ammucchia in tre per camera, questo terribile deserto umano insomma, non ha nulla che mi ac­carezzi il cuore.
Lo so. Come le missioni senza profitto né spe­ranze di ritorno del giugno del 1940, anche questa è una malattia da superare. Io sono ammalato per un tempo sconosciuto. Ma non mi riconosco il di­ritto di non subire questa malattia. Ecco tutto. Oggi sono profondamente triste e in profondità. Sono triste per la mia generazione, che è vuota di qualunque sostanza umana; che non avendo cono­sciuto altra forma spirituale di vita oltre il bar, la matematica e le Bugatti, si trova ora impegnata in una azione strettamente gregaria, senza più colore alcuno.
Prendiamo il fenomeno militare di cent'anni fa. Quanti sforzi compiva per dare una risposta alla vita spirituale, poetica o semplicemente umana dell'uomo. Oggi essiccati come siamo più che mattoni, sorridiamo di tali scempiaggini. Costumi, bandiere, canti, musiche, vittorie. Non ci sono più vittorie al giorno d'oggi, nulla che abbia la densità pratica di una Austerlitz. Non vi sono che fenomeni di lenta o rapida digestione. Ogni lirismo suona ridicolo, e gli uomini rifiutano di lasciarsi ridestare a una vita spirituale qualsiasi. Compiono onestamente una specie di lavoro a catena. Come dice la gioventù americana: noi accettiamo questo lavoro ingrato onestamente, e la propaganda nel mondo intero si batte il petto con disperazione. La sua malattia non proviene da assenza di doti particolari, bensì dal divieto di appoggiarsi, sotto pena di apparire pomposa, sui grandi miti refrige­ranti. Dalla tragedia greca l'umanità è precipitata fino al teatro di Louis Verneuil. Secolo della pub­blicità del sistema Bedau, dei regimi totalitari e degli eserciti senza bandiere, né trombe né messe in suffragio dei loro morti. Odio la mia epoca con tutte le mie forze. L'uomo vi muore di sete. Ah generale, c' è un solo problema, uno solo per il mondo: ridare agli uomini un significato spirituale, inquietudini spirituali. Far piovere su di loro qual­cosa che rassomigli ad un canto gregoriano. Se avessi la fede, stia certo che, superata quest'epoca di "mestiere necessario e ingrato", non potrei più tollerare altro che la vita monastica. Non si può vivere di frigoriferi, di politica, di bilanci e di pa­ro­le incrociate, mi creda. Non più. Non si può vi­vere senza poesia, senza colore né amore. Basta ascoltare un canto popolare del XV secolo per mi­surare la china percorsa. Nulla resta, se non la vo­ce della propaganda. Due miliardi di uomini sen­tono il robot, capiscono solo il robot, diventano robot. Tutti gli sconquassi degli ultimi anni non hanno che due fonti: i guasti del sistema econo­mico del XIX secolo e la disperazione spirituale.
C'è un problema, uno solo: tornare a scoprire che esiste una vita dello spirito più alta ancora di quella dell'intelligenza, l'unica in grado di soddi­sfare l' uomo. Questo supera il problema della vita religiosa, che ne è solamente una forma. E la vita dello spirito comincia là dove un essere "unico" è concepito al di sopra dei materiali che lo compon­gono. L'amore per la casa è già vita dello spirito. E la festa del villaggio, e il culto dei morti...
Ah! che strana sera questa, che strano clima. Dalla mia camera vedo accendersi le finestre di questa costruzione senza volto. Sento le diverse stazioni radio sciorinare la loro musica balorda a questa folla di sfaccendati venuti d'oltremare e che non conoscono la nostalgia. Può accadere di scam­biare questa accettazione rassegnata per spirito di sacrificio o grandezza morale. Che errore! I le­gami d'amore che stringono l'uomo d'oggi agli esseri come alle cose, sono così poco tesi, così poco solidi, che l'uomo non avverte più l'assenza come una volta. E' la parola terribile di quella sto­riella ebrea: "Te ne vai dunque laggiù? come sarai lontano!" "Lontano da dove?" Il dove che hanno lasciato non era altro che un fascio di abi­tudini. In quest'epoca di divorzio, si divorzia con la stessa facilità dalle cose. I frigoriferi sono inter­cambiabili. E le case pure. E la propria donna? E la religione? E il partito? È ormai impossibile es­sere infedeli: a che cosa si potrebbe essere infede­li? Lontani da dove e infedeli a che cosa? Deserto dell'uomo.








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