domenica 22 gennaio 2012

Gabriel García Márquez. La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.

La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
Gabriel García Márquez


La vida no es la que uno vivió, sino la que uno recuerda, y cómo la recuerda para contarla.
Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus.




Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da sé.
Gabriel García Márquez



«Lei lo lasciò finire, grattandogli la testa con i polpastrelli delle dita, e senza che lui le avesse rivelato che stava piangendo d’amore, lei riconobbe immediatamente il pianto più antico della storia dell’uomo».
Gabriel García Márquez, “Cent’anni di solitudine”


La necessità di sentirsi triste si andava trasformando in lei in un vizio a mano a mano che la devastavano gli anni. Si umanizzò nella solitudine
Gabriel Garcia Marquez, Cent'anni di solitudine


«Arcadio l'aveva vista molte volte, dietro il banco della botteguccia di viveri dei suoi genitori, e non si era mai accorto di lei, perché aveva la rara virtù di non esistere completamente se non nel momento opportuno».
Gabriel García Márquez, “Cent'anni di solitudine”



Fece allora un ultimo sforzo per cercare nel suo cuore il luogo dove gli si erano putrefatti gli affetti, e non poté trovarlo.
Gabriel Garcia Marquez. Cent'anni di solitudine



Forse Dio desidera che tu conosca molte persone sbagliate prima che tu conosca la persona giusta, affinché, quando infine la conoscerai, tu sappia essere grato.
Gabriel García Márquez.




Non sforzarti tanto. Le cose accadono quando meno te lo aspetti.
Gabriel Garcia Marquez



A quel periodo risalivano le sue teorie più semplicistiche sul rapporto tra il fisico delle donne e le loro attitudini amatorie.
Diffidava del tipo sensuale, quelle che sembravano capaci di mangiarsi un caimano crudo, e che in genere erano le più passive a letto. Il suo tipo era l'opposto: quelle ranocchiette sparute che nessuno si prendeva la briga di voltarsi a guardare per strada, che sembravano ridursi a nulla quando si toglievano i vestiti, che facevano pena per lo scricchiolio delle ossa al primo impatto, e che tuttavia potevano lasciare il più chiacchierone dei bellimbusti pronto per essere buttato nell'immondizia.. Aveva preso buona nota di quelle osservazioni precoci con l'intenzione di scrivere un supplemento pratico al 'Segretario degli Innamorati', ma il progetto ebbe la stessa sorte del precedente dopo che Ausencia Santander gli dette una bella scrollata al diritto e al rovescio con la sua saggezza da cane vecchio, lo prese di petto, lo rivoltò da tutte le parti, lo ripartorì come nuovo, fece a pezzi i suoi virtuosismi teorici e gli insegnò l'unica cosa che doveva imparare per l'amore: che la vita non te la insegna nessuno.
Gabriel García Márquez, “L’amore ai tempi del colera”


«..il cuore le si frantumò quando vide il suo uomo supino nel fango, già morto in vita, ma che resisteva ancora un ultimo minuto al colpo di coda della morte affinché lei avesse il tempo di arrivare. Riuscì a riconoscerla nel tumulto attraverso le lacrime del dolore irripetibile di morirsene senza di lei e la guardò l'ultima volta per sempre con gli occhi più luminosi, più tristi e più riconoscenti che lei gli avesse mai visto in mezzo secolo di vita in comune, e riuscì a dirle con l'ultimo respiro: “Solo Dio sa quanto ti ho amata”».
Gabriel Garcia Marquez, “L’amore ai tempi del colera” (El amor en los tiempos del cólera, 1985)




Una volta lui aveva detto qualcosa che lei non riusciva ad immaginare:
gli amputati sentono dolori, crampi, solletico alla gamba che non hanno più.
Così si sentiva lei senza di lui, sentendolo là dove non c’era più.
Gabriel García Márquez. L’amore ai tempi del colera


«Era inevitabile: l’odore della mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati».
Gabriel García Marquez, “L’amore ai tempi del colera”



Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.
Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera


"Ti adoro perché mi hai fatto diventare puttana."
Altrimenti detto, non aveva torto. Florentino Ariza l'aveva spogliata della verginità di un matrimonio convenzionale, che era più perniciosa della verginità congenita e dell'astinenza della vedovanza. Le aveva insegnato che nulla di quanto si fa a letto è immorale se contribuisce a perpetuare l'amore. E una cosa che da allora in poi sarebbe stata la ragione della sua vita: l'aveva convinta che si viene al mondo con i propri orgasmi contati, e quelli che non vengono usati per qualsiasi motivo, proprio o altrui, volontario o coatto, sono persi per sempre. Il merito di lei fu di prenderlo alla lettera.
Gabriel García Márquez, "L'Amore ai Tempi del Colera"


«Passò un colpo di spugna senza lacrime sul ricordo di Florentino Ariza, lo cancellò del tutto, e nello spazio che occupava nella sua memoria lasciò che fiorisse un prato di papaveri».
Gabriel García Márquez, “L’amore ai tempi del colera”


Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore,
senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello.
Gabriel García Márquez, “L’amore ai tempi del colera”





Questa è solo la descrizione del sentimento provato da Florentino Ariza, combattuto tra l'amore per Fermina, la donna che non poteva avere perché sposata, e che lui ha idealizzato, e la passione per Olimpia, una delle sue amanti, che morirà per lui.








"Una volta lui le aveva detto una cosa che lei non riusciva a concepire:
gli amputati sentono dolori, crampi, solletico, alla gamba che non hanno più.
Così si sentiva lei senza di lui, sentendolo dove non c'era più."




Fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare.
Gabriel García Márquez, Cent'anni di solitudine


Da un'antica tomba nel convento delle clarisse di Cartagena emerge una lunghissima chioma rossa. Dal singolare evento, cui il giovane Garcia Màrquez, allora cronista alle prime armi, si trovò ad assistere, scaturisce questo affascinante racconto pubblicato nel 1994, con il quale Gabo torna alle atmosfere di "Cent'anni di solitudine" e ai temi dell'"Amore ai tempi del colera", la passione erotica che diventa malattia, metafora della letteratura e della vita. Al centro della vicenda, ambientata in una Cartagena de Indias perduta in un vago e oscuro passato coloniale, sospeso tra il possibile e il misterioso, c'è la passione innaturale e distruttiva che vede protagonisti una bellissima bambina morsa da un cane rabbioso, un medico negromante e un giovane esorcista posseduto dal mal d'amore. Costruito con la logica di Calderón de la Barca e l'ironia di Cervantes, "Dell'amore e di altri demoni" vive di una prosa insolitamente scarna ed essenziale. Una scrittura decantata e limpida che dà vita a pagine di struggente poesia e di emozionato pudore con cui Gabriel Garcia Márquez riesce ad avvincere il lettore, trascinandolo in un enigmatico universo capace di travolgere i sensi e i sentimenti.
http://www.ibs.it/code/9788804571100/garcia-mar/dell-amore-altri.html


Uscii in strada raggiante e per la prima volta riconobbi me stesso all'orizzonte remoto del mio primo secolo. La mia casa, silenziosa e in ordine alle sei e un quarto, cominciava a godersi i colori di un'aurora felice. Damiana cantava a pieni polmoni in cucina, e il gatto redivivo arrotolò la coda intorno alle mie caviglie e continuò a camminare con me fino al tavolo per scrivere. Stavo ordinando le mie carte avvizzite, il calamaio, la penna d'oca, quando il sole esplose fra i mandorli del parco e il battello fluviale della posta, in ritardo di una settimana per la siccità, entrò bramendo nel canale del porto. Era finalmente la vita reale, col mio cuore in salvo, e condannato a morire di buon amore nell'agonia felice di un giorno qualsiasi dopo i miei cent'anni.
Gabriel Garcia Márquez, Memorie delle mie puttane tristi


«E lì presi coscienza che la forza che ha spinto il mondo non sono gli amori felici, bensì quelli contrastati».
Gabriel Garcia Marquez, “Memorie delle mie puttane tristi”







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