venerdì 16 settembre 2016

The rare old times, i vecchi tempi di “rara bellezza“ Ar dheis dé go raibh un anam. Una storia triste e nostalgica composta nel 1978 dal poeta-scrittore e cantante di Dublino Pete St. John, ovvero Peter Mooney. Per certi versi una storia autobiografica, in quanto lo stesso autore nativo di Dublino, emigrò in America e ritornò in Irlanda solo alla fine del 1970. Nel ritrovarsi la sua amata città così cambiata, iniziò a scrivere canzoni entrate in repertorio di molti gruppi e solisti irlandesi, e più in generale della scena folk internazionale. Il protagonista nato in un quartiere operaio di Dublino, si ritrova invecchiato, e non riconosce più la Dublino dei suoi ricordi; anche se non è espressamente citata l’emigrazione, si legge tra le righe che era andato via per trovare lavoro. Il protagonista amareggiato dalla vecchiaia e dai ricordi confronta l’immagine della sua Dublino, quella della giovinezza di quanto corteggiava la bella Peggy, dei music-hall e delle case di mattoni, con quella di vetro e cemento a cui sente di non appartenere più, perchè lui è rimasto parte della Dublino dei tempi andati, the rare old times, i vecchi tempi di “rara bellezza“, quelli per lui erano gli anni ’50 o ’60. Ma si sa, un luogo non è solo un fatto topografico, è un luogo della memoria e degli affetti, sono le persone che ci vivono, e ogni generazione ha la sua immagine della città. A mio avviso il protagonista non è contro il progresso “tout court”, è semplicemente un vecchio solo, che dice addio alla Dublino di oggi: non nel senso che vuole andarsene in un altro posto, ma nel senso che preferisce rifugiarsi nel passato più rassicurante e consolatorio delle pareti di casa propria (che comunque non è quella della sua infanzia, già demolita, quando lui perse il lavoro, in nome del progresso)! The rare old times, i vecchi tempi di “rara bellezza“ Ar dheis dé go raibh un anam. Cresciuto su canzoni e storie, eroi famosi, i racconti del passato e le glorie che un tempo erano città di Dublino le sacre magioni e le case, le filastrocche ossessive per bambini che una volta erano parte di Dublino nei bei tempi andati... Ritornello: “Giro giro tondo”, quando la luce cala, ricordo la città di Dublino nei bei tempi andati. “Il mio nome è Sean Dempsey, come è vero che Dublino è tale, nato difficile e in ritardo a Pimlico, in una casa che non c’è più. Di mestiere fui un bottaio, sconfitto dall’abbondanza. Come la mia casa si piegò al progresso, così il mio mestiere è solo un ricordo. E corteggiai Peggy Dignan, carina proprio come vorresti, una canaglia e una figlia di Maria, dalle Libertà ribelli. La perdetti per uno studentello, con la pelle nera come il carbone. Quando lui se la portò a Birmingham, lei mi portò via l’anima Sono arrivati gli anni amari, la birra offusca il mio cervello perchè Dublino continua a cambiare e niente rimane lo stesso La Colonna e il Metropole sono andati, il Royal da tempo tirato giù mentre il saldo grigio cemento fa della mia città una città d’affari Addio dolce Anna Liffey, non posso trattenermi a lungo e osservare le nuove gabbie di vetro, che sorgono lungo il molo. La mia mente è satura di ricordi, troppo vecchia per sentire nuove storie, faccio parte di quella che fu Dublino, nei bei tempi andati

The rare old times,
i vecchi tempi di “rara bellezza“
Ar dheis dé go raibh un anam.

Una storia triste e nostalgica composta nel 1978 dal poeta-scrittore e cantante di Dublino Pete St. John, ovvero Peter Mooney.

Per certi versi una storia autobiografica, in quanto lo stesso autore nativo di Dublino, emigrò in America e ritornò in Irlanda solo alla fine del 1970. Nel ritrovarsi la sua amata città così cambiata, iniziò a scrivere canzoni entrate in repertorio di molti gruppi e solisti irlandesi, e più in generale della scena folk internazionale.

Il protagonista nato in un quartiere operaio di Dublino, si ritrova invecchiato, e non riconosce più la Dublino dei suoi ricordi; anche se non è espressamente citata l’emigrazione, si legge tra le righe che era andato via per trovare lavoro.

Il protagonista amareggiato dalla vecchiaia e dai ricordi confronta l’immagine della sua Dublino, quella della giovinezza di quanto corteggiava la bella Peggy, dei music-hall e delle case di mattoni, con quella di vetro e cemento a cui sente di non appartenere più, perchè lui è rimasto parte della Dublino dei tempi andati, the rare old times, i vecchi tempi di “rara bellezza“, quelli per lui erano gli anni ’50 o ’60.
Ma si sa, un luogo non è solo un fatto topografico, è un luogo della memoria e degli affetti, sono le persone che ci vivono, e ogni generazione ha la sua immagine della città.

A mio avviso il protagonista non è contro il progresso “tout court”, è semplicemente un vecchio solo, che dice addio alla Dublino di oggi:
non nel senso che vuole andarsene in un altro posto, ma nel senso che preferisce rifugiarsi nel passato più rassicurante e consolatorio delle pareti di casa propria (che comunque non è quella della sua infanzia, già demolita, quando lui perse il lavoro, in nome del progresso)!

The rare old times,
i vecchi tempi di “rara bellezza“
Ar dheis dé go raibh un anam.

Cresciuto su canzoni e storie, eroi famosi,
i racconti del passato e le glorie che un tempo erano città di Dublino
le sacre magioni e le case, le filastrocche ossessive per bambini
che una volta erano parte di Dublino nei bei tempi andati...

Ritornello:
“Giro giro tondo”, quando la luce cala,
ricordo la città di Dublino nei bei tempi andati.

“Il mio nome è Sean Dempsey, come è vero che Dublino è tale,
nato difficile e in ritardo a Pimlico, in una casa che non c’è più.

Di mestiere fui un bottaio, sconfitto dall’abbondanza.
Come la mia casa si piegò al progresso, così il mio mestiere è solo un ricordo.

E corteggiai Peggy Dignan, carina proprio come vorresti,
una canaglia e una figlia di Maria, dalle Libertà ribelli.

La perdetti per uno studentello, con la pelle nera come il carbone.
Quando lui se la portò a Birmingham, lei mi portò via l’anima

Sono arrivati gli anni amari, la birra offusca il mio cervello
perchè Dublino continua a cambiare e niente rimane lo stesso

La Colonna e il Metropole sono andati, il Royal da tempo tirato giù
mentre il saldo grigio cemento fa della mia città una città d’affari

Addio dolce Anna Liffey, non posso trattenermi a lungo
e osservare le nuove gabbie di vetro, che sorgono lungo il molo.

La mia mente è satura di ricordi, troppo vecchia per sentire nuove storie,
faccio parte di quella che fu Dublino, nei bei tempi andati



https://youtu.be/9T7OaDDR7i8

'The Rare Ould Times'
(Pete St John)

Raised on songs and stories,
Heroes of renown,
The passing tales and glories
That once was Dublin Town.
The hallowed halls and houses,
The haunting childrens rhymes
That once was Dublin City
In the rare ould times.

Chorus
Ring a ring a rosey
As the light declines
I remember Dublin City
In the rare ould times.

My name it is Sean Dempsey,
As Dublin as can be
Born hard and late in Pimlico,
In a house that ceased to be.
By trade I was a cooper,
Lost out to redundancy.
Like my house that fell to progress,
My trade’s a memory.
And I courted Peggy Dignan,
As pretty as you please,
A rogue and child of Mary,
From the rebel Liberties.
I lost her to a student chap,
With skin as black as coal.
When he took her off to Birmingham,
She took away my soul.

Chorus

The years have made me bitter,
The gargle’s dimmed me brain,
‘Cause Dublin keeps on changing,
And nothing seems the same.
The Pillar and the Met. have gone,
The Royal long since pulled down,
As the grey unyielding concrete,
Makes a city of my town.

Chorus

Fare thee well sweet Anna Liffey,
I can no longer stay,
And watch the new glass cages,
That spring up along the Quay.
My mind’s too full of memories,
Too old to hear new chimes,
I’m part of what was Dublin,
In the rare ould times.

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